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A sciame un libro di Maria Grazia Insinga - Arcipel.Itaca

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“A sciame” di Maria Grazia Insinga … una voce ‘fuori dal coro’ nella nuova prosodia contemporanea - Arcipelago Itaca 2023

“Il mondo è in basso / e la bilancia discorde / una questione di gravi…” – scrive Maria Grazia Insinga in questo suo vademecum prosodico-poetico facendo sfoggio di un’arte foriera di trame che stanziano sospese “a cerchio a diluvio” come le nuvole nei quadri di Magritte, per un dialogo con l’universale…

Allora sono le parole a sciamare via dalla “testa che parla”, a formare le frasi della nostra incompletezza, onde raggiungere i non-luoghi interstiziali che involontari abbiamo lasciato scoperti nella conoscenza e che, egoisticamente dicendo, non riempiono i vuoti nella testa degli altri, tutti quegli altri che non siamo noi, che pure riguardano la nostra esistenza pregressa e futura…

“Forse mi sono confusa col tuo cranio pieno di meraviglie e di bile...”, come “il fiume carico di pesci che non sai / carsico porta a nessun mare / l’unica mappa leggibile…” – mentre noi eravamo lì, immobili a guardare il passaggio della rondine che migrava per altri lidi, la crescita di uno stelo d’erba verde essiccato, lo sfiorire dei colori di un fiore prima ancora dell’autunno, il cadere di una foglia ingiallita nella pozza di un ultimo temporale, quanti in una sola vita (?), incontenibili, che ci hanno lasciati fradici di dentro, quando avremmo voluto camminare nel sole d’ogni stagione…

“ …e meritare un levare e battere / al tempo stesso un solo cuore: / tutt’altra cosa altro paradiso / terreo non morire e rimanerci”, mentre inerti vedevamo la polvere depositarsi sulle pagine ingiallite, rimaste bianche del nostro non-dire, che di parole ne erano già state dette abbastanza, troppe, da riempire tomi per una biblioteca dell’immaginario finalizzato e utopico dell’incapacità di essere che dimostravamo ampiamente…

“…a punta fram (nave artica) o sulla luna / mille anni mille lingue e / cuore del cuore della lancia / orifiamma senza vegetazione / sputata dal cratere di gelkamar (area vulcanica) / la costa nera il monte rosso / il raggio di luna tagliente”. E dire che ne avevamo coniate di nuove che volevamo illuminanti, a uso e abuso della concettualità meccanica, svanita nei meandri della più avanzata tecnologia, o forse di una falsa democrazia, decostruita, persa nel vuoto di una solitaria attesa del nuovo senza avvio di rifacimento, di moderni concetti da approfondire e avallare verso un fine aperto alla collaborazione, alla solidarietà…

“…ophrys l’albero è troppo alto / o troppo basso e non c’è / un filo di pentimento / l’attacco del vento ibrida gli occhi / l’unica possibile vicinanza: / approssimarsi”, a quel non-luogo che abbiamo dismesso sul nascere, in quel rito di passaggio mai davvero pensato all’accoglienza degli altri, lasciati soli alla mercé di se stessi, nei meandri bui della solitudine più nera, malfamata e guerrafondaia, sempre in bilico sulla voragine di quell’inferno che ci siamo costruiti da soli, nel voler affrontare la vita, la sopravvivenza delle vite degli altri…

“…rientra nei difetti della vista / persino la luce / per arrivare fin lì c’è un tratto / di mare: ha solo detto acqua ed è tutta inzuppata per difetto di vista / o un assordare di trombe d’angelo”, sì che avremmo voluto ricrederci, ricostruire sul nulla la nostra ‘terra promessa’, il nostro paradiso estemporaneo, senza nuvole e nebbie di sorta, senza maleparole incattivite dallo scempio, senza l’inquinamento degli elementi, semplicemente senza …

“…al diavolo le omologie galeniche / all’angelo gli uomini capovolti / e altre improbabili equivalenze / saremo sommerse inverse o niente /… / scienza saputa prima d’ogni cosa /… / ferma e schiusa / muta nella natura immutabile , o no?”… in perenne attesa che ‘a sciame’ tornino le rondini, il rigoglio della terra nel verde degli steli, lo scorrere delle acque dei temporali, uscire dalla disuguaglianza in cui viviamo…

“…la matrice psicolinguistica / … / la matricola inesistente / … / onde scappare dal mondo / in un mondo dove / perduta ancora la lingua è tutto perduto”. Quella “scienza saputa prima di ogni cosa / la sentenza prima del giudizio / l’acquiescenza impossibile / sommossa zero remissione”… che pure si è resa possibile nel flusso di quella creatività globalizzata che nello scempio del tempo, ha saputo creare cotanta bellezza che ci circonda…
“grazie sempre a dio”.

L’autrice,
Maria Grazia Insinga, Milazzo 1970 - Laurea in Lettere Moderne, Docente di Pianoforte, vincitrice di numerosi premi e laboratori di Poesia Contemporanea. Membro del Consiglio editoriale di “Opera Prima” è parte del Comitato di Lettura di Anterem Edizioni e della giuria del Premio di Poesia e Prosa “Lorenzo Montano”. Sue poesie sono stare tradotte in molte lingue europee, più recentemente è stata premiata per “Tirrenide” una silloge poetica pubblicata da Anterem Edizioni 2020, a suo tempo recensita in Larecherche.it.

Nota: tutti i virgolettati sono d'appartenenza dell'all'autrice.

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